Avventure Urbane

18 Aprile 2007

AVVENTURE URBANE di Autori Vari

Dire è fare.

Ci proponevamo di raccontare la nostra città, le metafore che vi si rincorrono, si attorcigliano, si sovrappongono nel suo spazio. La città come luogo minimo, perciò più stabile, dove si danno i nomi alle esperienze, agli oggetti e alle abitudini, dove si producono parole che inventano costumi e pregiudizi collettivi, dove prende agio la facoltà di giudizio e la capacità di pensare in proprio, dove si inventa il reale. Ri-scrivere la città per ri-pensarla dunque, per ri-conoscere le facoltà sociali e le libertà collettive che dormono in ciascuno di noi. In questo senso i racconti contenuti in questo libro, e l’invito stesso fatto da Ciroma e da Edizioni Erranti attraverso il bando dello S-Concorso, costituiscono pienamente un atto politico. Cominciare qualcosa di nuovo, non prescritto da obbligo ma tutt’ al più dettato dal desiderio (scrivere) e mostrare (rendere pubblici 20 racconti che prima non c’erano), amplificare, sollevare, grave o lieve che sia: sono modi che appartengono alla prassi politica. Le narrazioni, contingenti ed inattese, impreviste, simili ad una seconda nascita, costituiscono l’azione in senso stretto; la loro pubblicazione, l’esposizione di sé, rende conto ai lettori di ciò che fa, che ha fatto o che intende o immagina di fare chi parla o scrive. I due lati – nuovo inizio e presa di parola – si implicano a vicenda. Scrivere e rendere pubblici i racconti sono azioni socialmente rilevanti, azioni non meno concrete e cariche di conseguenze di un bacio o di una transazione economica, azioni che è possibile effettuare in quanto partecipi di una natura umana. La quale, senza scomodare teologi e filosofi, può darsi nell’atto di comunicare e, soprattutto, comunicare attraverso parole. E, visto che dell’uso della parola, esclusivo o escludente, egemonico e urticante, se ne fa in abbondanza, abbiamo pensato di non lasciare solo all’altrui benemerenza questa facoltà: non fosse altro perché ci su modi e modi… Il risultato può essere lo stesso: una frase, uno scritto, un elaborato. Ma l’oggetto non va scambiato con l’ente in sé, come fosse qualcosa di ontologicamente dato. Questa filosofia non ci convince. Crediamo piuttosto che sia un risultato: di scelte ben precise. Un non-concorso, un’autopromozione (e produzione), un senso di libertà e liberazione che è forse, questo sì, il senso dello scrivere, come attività diffusa che eccede i recinti stretti delle grandi case editrici. L’idea era, quindi, quella di scavalcare il recinto e provare a raccogliere narrazioni. Leggerete “racconti brevi” che oltrepassano qualsiasi definizione di campo letterario: ibridazioni, prove, sottrazioni, disorientamento, generate dalla scrittura che, piuttosto che essere un gesto di forza che si propone di stabilire percorsi e traiettorie definite, al contrario diventa traccia transitoria, rifiuto della dominazione, dono disinteressato, restituzione sociale. In buona sostanza, racconti nei quali le azioni non vengono descritte ma eseguite e in cui non si parla di ciò che si fa, ma si fa qualcosa parlando e scrivendo. Un circolo virtuoso tra dire e fare con le parole.

La Ciroma

Info e ordini: info@edizionierranti.org

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  • Pagine: 120, brossura
  • Anno: 2007
  • Lingua: italiano
  • Prezzo: € 7,00

 

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