Attraverso 50 storie, Francesco Cirillo scandaglia tutta la regione e ne tira fuori storie maledette e storie belle e d’amore. La Calabria che tutti vorremmo amare e che invece odiamo per l’indole sottomessa del popolo calabrese, per i poteri forti che controllano tutto dalla massoneria, ai partiti politici , alle amministrazioni. E’ un affresco della Calabria come non è stato mai raccontato . 50 storie di persone che hanno scelto di vivere in Calabria, in luoghi bellissimi e distrutti, innamoramenti che al contrario spingono a restare in una terra difficile. Francesco Cirillo, con la sua scrittura diretta e forte come ci ha insegnato da diversi anni attraverso i suoi libri taglienti, ci racconta diverse storie contrastanti fra di loro e ci parla di inquinamenti, di speculazioni edilizie, di opere abbandonate, di traffici illeciti. Una Calabria che non viene raccontata, che viene nascosta, in nome del turismo di massa, degli investimenti europei, delle scelte politiche sbagliate. Un piccolo saggio per capire meglio questa difficile regione dove interessi della ‘ndrangheta, della politica malsana, delle massonerie si intrecciano irrimediabilmente. Il libro inizia con una lettera di intenti. Non si vive in Calabria se non si è innamorati. Il titolo spiega cosa pensa lo scrittore sul perché bisogna andare via da questa terra salvo che non si sia innamorati. Da qui le storie si dipanano attraverso un viaggio in diversi luoghi della Calabria. Così Cirillo ci parla del caso di Antonella Politano di Paola e della sua famiglia totalmente decimata dai tumori, colpevoli i vapori venefici provenienti da una vicina centralina elettrica. Poi si sposta a Praia a mare e ci racconta della Marlane attraverso il racconto di un ex operaio, Angelo Ponzi, sopravvissuto alla carneficina e sempre della Marlane Cirillo ci parla di un altro operaio, Francesco De Palma . poi ecco una serie di storie legate all’immigrazione, alla povertà , all’abbandono e passano i racconti da Praia a Mare dove diversi nuclei familiari vivono in una discarica sotto gli occhi di tutti, all’esperienza di Padre Fedele a Cosenza, agli immigrati di Falerna dimenticati in un villaggio. E non poteva mancare la storia di natale de Grazia misterioso morto durante l’inchiesta sulle navi dei veleni in Calabria. Non mancano storie belle d’amore, di paesi in lotta per difendere il proprio paesaggio, di luoghi storici come Guardia Piemontese e dei suoi valdesi. Quindi eccolo percorrere la statale 106 nella sibaritide, la ss 18 piena di turisti, eccolo a Rossano e Montalto per parlare degli elettromostri, e sul Pollino per parlare degli scempi nel parco più bello e grande d’Europa. Francesco Cirillo parla anche in positivo, di tradizioni pasquali e di feste popolari ancora esistenti nei territori, di paesini ancora intatti che potrebbero rappresentare la ricchezza della nostra regione. Francesco Cirillo da anche delle indicazioni come uscire dalla nostra arretratezza e ne parla in un piccolo saggio sulla decrescita , nella speranza che chi conta nella nostra terra possa esserne illuminato. Una speranza che non vive oggi nell’animo dello scrittore. Cirillo è un sognatore, un don Chisciotte che per anni ha lottato contro i mulini a vento della malapolitica. Ne scrive di altri Don Chisciotte, come Rosario Migale , Franco Nisticò, Domenico Lucano, Pasquale Cavallaro. Il libro si conclude con un atto d’amore alla sua compagna Francesca che gli illumina la creatività e si conclude con un viaggio nella malasanità calabrese, da lui stesso vissuto che lo ha portato fuori regione per una delicata operazione chirurgica. Un libro che tutti dovremmo leggere per capire la terra dove viviamo e da come possiamo uscirne vivi.

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Pagine 250
Anno: 2014
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