Si leggeva molto e si studiava parecchio, al punto che il prender la parola per contestare l’autorità degli specialisti, la sicumera dei professionisti, la boria degli esperti, era la prima manifestazione di libertà di pensiero non più separato dalla vita quotidiana e inscatolato in ibride discipline dirette da presunti COMPETENTI DEL COME SI FA. Si fa e basta! Dopotutto è la rivoluzione che fa i rivoluzionari mentre si fa, mentre i rivoluzionari che si credono preposti a fare la rivoluzione, la disfano con la complicità diretta e indiretta di un pensiero statico, da sempre abituato ad aggiustare la realtà alle proprie idee, tipico di quei cacciatori che di fronte al correre della lepre per sfuggire ai colpi dei loro fucili, le imprecano dietro: «quando fa così, le sparerei!». Del resto, la necessità di far bene e presto era riassunta in uno degli slogan più felici del Maggio francese: Cours, camarade, le vieux monde est derrière à toi!
Quella parola e quel pensiero cresciuto nel frequentare in particolar modo la critica radicale, in quei primi anni ’70, sdoganata in Italia dalle traduzioni clandestine dei testi pubblicati sulla rivista “Internationale Situationniste” e dai libri di Guy Debord e Raoul Vaneigem che diedero la stura ad un agire di gruppi che da Milano a Genova, da Caserta a Cosenza, promuovendo iniziative editoriali e lotte locali, contribuirono a far maturare la coscienza e l’impegno di centinaia e centinaia di compagni e compagne che con il loro contributo pratico svecchiarono l’ambiente anarchico e libertario, allora nelle condizioni di far valere la propria pratica organizzativa antiautoritaria e antigerarchica in una tempra dove l’eskimo, la chiave inglese, la molotov, non furono soltanto utilizzati per opporsi alla violenza neofascista, ma anche per imporre la propria “gestione politica”della piazza attraverso il servizio d’ordine: un’allocuzione per mascherare la propria VOGLIA DI POTERE.
oppure
richiedilo a info@edizionierranti.org
Pagine 498
Anno: 2018
Prezzo 17,50