Tanti anni fa c’erano ancora diritti da difendere, norme contrattuali, sistemi di tutela per chi prestava la propria opera in cambio di un salario. Erano diritti riconosciuti dagli anni settanta, quando i movimenti rivoluzionari in questo Paese, con le buone maniere e le cattive, avevano costretto sindacati e padroni a prendere atto che il lavoro è sempre sfruttamento, lavorare non è mai un piacere e chi si arricchisce è sempre uno sfruttatore, a prescindere se sia onesto o disonesto. Dal libro emergono con forza, in tutta la loro concretezza due argomenti, molto presenti nel dibattito culturale e accademico, meno in quello sociale e politico: quello della conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa e il tema dell’occupazione femminile, a maggior ragione al Sud. Non bastano le leggi, anche laddove siano eventualmente ben scritte e opportunamente finanziate, per risolvere e sradicare alcuni problemi. Si tratta spesso di questioni di (in)cultura. Fintantoché il mettere al mondo un figlio sarà considerato un problema da risolvere (lato aziende), o tutt’al più un affare privato dei genitori, e non la più straordinaria prova di amore per l’intero genere umano, non andremo da nessuna parte.
Pagine 260
Anno: 2020
Prezzo 12,00
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