“Perfumeria Caribe” è un viaggio nella pancia profonda dei Caraibi. Dentro l’anima nera dei Caraibi. Il sangue africano che scorre allegro nelle vene dei caribegni ha portato con sè gli spiriti. Un universo intero di spiriti buoni e spiriti cattivi che una volta scesi dalle navi negreriere sono mutati. Hanno preso casa, si sono adattati alla religione dei dominatori, il cattolicesimo. Poi se ne sono impadroniti, senza sfrattarla, e senza farsi inghiottire. Ma si sono presi anche qualche divinità indù di passaggio. E poi si sono differenziati in “case” diverse, in “regole” diverse. Alcune buone, alcune più scure, inclini alla magia nera.
Con un’unica fede comune: la realtà che crediamo di vedere è solo una piccola parte di ciò che esiste.
Daniela Fabbri racconta il mondo nascosto – perlomeno ai turisti, non certo ai caribegni – che si muove incessante dietro le vicende quotidiane. Dieci capitoli, ognuno storia a sè per molti versi, che fotografano la vita dietro la vita.
E allora c’è la storia “vera” del golpe venezuelano, quello in cui Hugo Chavez è stato liberato dai suoi stessi carcerieri, ma mica per ragioni politiche. No, è che tutta la gente di fede – santera si potrebbe dire semplificando – ha pregato per lui e “incatenato” i suoi nemici. Così assicurano i migliori babalawo di Caracas.
Oppure la cronaca in diretta di una cerimonia della Regla de Palo Monte (per gli addetti ai lavori una delle sette più inquietanti della santeria cubana) dove l’autrice ci fa sentire che qualcosa accade.
Un mondo che si muove nei barrios più che sulle grandi avenidas, ma dove anche i ricchi – ancora oggi prevalentemente segnati dalla pelle bianca – spesso consultano i santeros, si fanno togliere le maledizioni quando un figlio si ammala o benedire quando vogliono fare carriera. In politica come negli affari. Il mondo degli spiriti offre ponti che travalicano i confini socio-economici e politici: il babalawo che guida l’autrice dentro la pancia scura di Caracas è un poliziotto, un investigatore. Ma se un delinquente arriva da lui non c’è reato che tenga. E’ il suo spirito a decidere se può o non “curarlo”, non lui.
Eppure non c’è niente di separato, non è un “mondo a parte” quello che ci racconta Daniela Fabbri. Anzi. Tutta la realtà è intrisa di spiriti. Che spesso diventano anche l’unico modo per la povera gente di trovare conforto e sollievo nelle malattie, visto che la sanità, ospedali e camici bianchi, costano troppo denaro. Sono solo per ricchi.
L’autrice si immerge in questo mondo con occhio e scrittura leggera. Senza spiegazioni antropologiche. Solo uno sguardo curioso, a volte lievemente scettico, su un mondo che però, ogni tanto, la coglie di sorpresa. Come la medium cubana che vede insieme a lei chi non c’è (e non riveleremo altro per non guastare la suspence).