“Nati per questo” sono racconti.
Brevi, come breve è la nostra vita. La vita che ti segna in un lampo,
con un ricordo o un rimpianto mai sopito.
La vita quotidiana, quella del giorno per giorno, è invece molto lunga,
è “fuori misura” in un certo senso, è infinita.
Come l’erba, la vita quotidiana non si può vederla crescere.
Questa citazione dal “Dottor Zivago” di Pasternak è già contenuta nel romanzo
“La Vena D’oro” (Ed. La Gang Del Pensiero) di Stefano Giaccone, pubblicato nel 2009.
Il personaggio di quel romanzo, Duccio Boschero,
è ancora al centro di questi racconti:
fiero abbandonato solitario folle rabbioso
ingenuo allucinato, l’uno nessuno e centomila
che vaga nel passato a forma di cuore rosso
di Torino, la sua città.
Nati per questo
La locanda dell’anima
La locanda comunemente intesa come
rifugio, luogo di ristoro e di riposo per
gli avventori, per l’autore diventa rifugio
dell’anima, aperta a tutti dove poter
entrare con fede per riscoprire il vero
senso dentro di sé e nelle cose, dove trovare
rifugio nel continuo correre della
vita.
L’essere umano esplica la sua umanità
come continua tensione autopoietica,
capacità di evolversi attraverso le esperienze
che fa vivendo insieme agli altri.
È nel mondo e con gli altri uomini che
la persona cresce e si realizza, è nell’esperienza
reale dell’altro che ogni
uomo può aspirare a divenire tale.
Olympe de Gouges: La mia anima la lascio alle donne
Ne “La scuola di Atene”, tra i massimi pensatori greci, solo una donna è
presente. Ritratta a sinistra, avvolta in una veste bianca, si tratta di Ipazia
d’Alessandria, filosofa e scienziata.
La storia dimentica le donne.
Nello spazio pittorico Ipazia è, anche, l’unico personaggio a volgere lo
sguardo verso lo spettatore, invitandolo al dialogo.
Nessun altro, nella scena, pare sia interessato ad instaurare un contatto con
chi osservi il quadro.
Intessere un dialogo, difficile perchè rivoluzionario, è anche quanto sta a
cuore alla nostra Olympe, che sente una straordinaria affinità con la filosofa
alessandrina, suo grande punto di riferimento nella storia del pensiero.
Forme d’acqua
Il fascino della poesia si coglie proprio nella sua incisiva e pregnante composizione
verbale che rimanda, subito, ad una raffigurazione assimilabile ad incanto di tela
capace di mostrare aspetti e particolari della realtà.
Due verità nella notte
Asia e Viola, archivista la prima e commessa in un negozio di fiori la seconda, due figure femminili che vivono la quotidianità senza particolari emozioni che possano stravolgere la loro vita. La monotonia della routine, il lavoro come unica possibilità di liberazione
e indipendenza, la resistenza attiva agli stili di vita che ci vorrebbero vedere tutti omologati e privi di identità. Eppure saranno le emozioni più forti, come l’amore e la paura verso l’ignoto, a rendere dinamica e appassionante la notte di queste protagoniste.
La mia prima volt
L’arte del pettegolezzo nasce quasi certamente a Cosenza. Già ai tempi di re Alarico il cosentino medio si contraddistingueva per questa sua innata dote di pettegolo e curioso, fino ai tempi dell’umanista Nicola Parrasio o del buon Bernardino Telesio, passando da quelli dei patrioti Attilio ed Emilio Bandiera, per arrivare ai giorni nostri.
La beffa di una beffa organizzata
Il lavoro non si sceglie. La maggior parte dei lavoratori prende e accetta il lavoro che viene proposto mentre c’è una minoranza che, avendo le idee ben chiare, sceglie di fare quello che ha sempre sognato. Cullano fin da ragazzi il desiderio di fare i Medici, i Notai, gli Avvocati o gli Imprenditori. Tra questi sicuramente pochi saranno disposti a scegliere un lavoro umile, impegnativo e fatto di tanti pregiudizi: una impresa di pompe funebri. Sebastiano incarna tutto questo, ma è anche un uomo buono e sensibile che sogna il suo riscatto sociale. Combatte le ipocrisie, i luoghi comuni e, sopratutto, desidera dare con il suo lavoro un contributo onesto, sincero e professionale alla società. Le soddisfazioni personali arrivano nel momento in cui la “morte” riesce a sorprendere…
L’architetto dell’arcobaleno
Una storia che è come una fiaba, un incanto trovato come un guizzo di luce a metà strada tra il desiderio di fuga e la concretezza di una quotidianetà stretta e troppo angusta per essere circoscritta negli spazi finiti del tempo. Una tenda si agita e muove una musica di parole che accompagna i passi di una ragazza che guarda il mondo da una tenda il cui movimento lo trasfigura.
Racconti minori
Storie settecentesche di vita quotidiana nel cosentino. Fatti storicamente avvenuti, romanzati dalla fantasia di Cinzia Altomare, appassionata di ricerche storiche, che dedica il tempo libero spulciando testi antichi, mossa dalla entusiastica volontà di far rivivere creativamente quei fatti.
Questi racconti minori narrano, possibilmente divertendo il lettore, vicende “piccole” di donne e uomini immersi nella Grande Storia, gettando luce sulla nostra storia più profonda e ignota.
In Alexanderplatz come in Piazza del duomo
Dopo la maturità si viaggia, è un diritto. Lo dice Marco Paolini in Aprile 74-75, uno dei suoi Album, ed è vero. Per almeno un decennio partire, per una bella fetta di popolazione giovanile, significava una cosa sola: interrail. Non ci voleva molto, uno zaino con quattro fesserie, un sacco a pelo, il magico biglietto ferroviario che permetteva infiniti viaggi sui treni di seconda di tutta Europa, e naturalmente tanta voglia di vedere cosa c’era fuori dall’orticello di casa nostra, di conoscere gente nuova, posti nuovi, modi di vita diversi. Era come muovere dalla periferia in cui si era relegati verso il centro vero e pulsante del mondo, verso le piazze più splendide e raggianti delle città e delle capitali, dove la vita si vive sul serio e non scorre soltanto. Dopo la maturità si viaggia, soprattutto per sancire un momento importante, la conquista dell’età adulta, la capacità raggiunta di esplorare i territori limitrofi. Ma naturalmente c’è dell’altro, c’è una forte volontà di confrontarsi con quel resto dell’umanità che ci ignora e che noi ignoriamo, c’è la voglia di sapere se e quanto sono diversi da noi. È la sempiterna compulsione al viaggio, all’andare, che da sempre vive e ruggisce all’interno dell’uomo, e lo spinge a partire, nonostante tutto. Il viaggio – è scritto nel libro – non è una vacanza. Il viaggio è l’opposto della vacanza e quindi deve essere ordinatamente disorganizzato. La vacanza e il viaggio organizzato sono così noiosi. Il bello sta tutto lì, basta averne voglia, basta volerlo, basta partire.