Cativeiro carioca

Cativeiro carioca
7 Ottobre 2017

La Rio de Janeiro della fine del XIX secolo si formò a partire dall’esclusione dell’ex-schiavo, dalle pratiche considerate nere, e sopravvissute alla schiavitù, e dallo stigma di quelli che non si inquadravano in un profilo di cittadino. È questa città, che si considera “meravigliosa”, che Gabriel Siqueira presenta e che ha, nel suo passato, la capoeira come mezzo di preparazione fisica e di resistenza di fronte alla dura realtà del nero schiavo e dell’ex-schiavo, nell’Impero e nella Repubblica, con i provvedimenti disciplinari nelle strade. Attraverso il Codice penale, l’autore attesta la criminalizzazione dei capoeiristi, in maggioranza neri e mulatti e discendenti di coloro che avevano vissuto nelle senzalas, sovversivi nel loro quotidiano e resistenti a un trucco imposto dalle autorità repubblicane nella capitale federale. La capoeira è cultura e resistenza nera, tanto nel passato quanto nel presente.
“La schiavitù è esistita ed esiste. Ho letto questo libro e confesso che ho fatto un viaggio nel tempo, mi sono sentito nella Rio antica e ho potuto vedere che, dietro le corse, le persecuzioni, le prigioni, i colpi di testa e i tagli, esistevano uomini valenti, che non accettavano di non essere uomini, non si incastravano nel progetto di reificazione che gli era imposto. Che orgoglio vedere questo giovane capoeirista portare avanti il suo sogno ed entrare nell’accademia al suono degli urucungos, rispettando i saperi antichi che lo precedono e collocando la sua conoscenza nella roda in forma così generosa e ben curata. Il posto di Gabriel nella roda sarà sempre conservato, perché la capoeira mai rifiuta i suoi guerrieri”.

Ai confini della pubertà

Ai confini della pubertà
7 Ottobre 2017

Novantanove storie, pagelle, primi fuochi, discorsi col pallone e i Mondiali di calcio del ’70.
Gli anni dal 1968 al 1970 fanno da cornice a un mosaico narrativo dall’umorismo delicato che vede protagonisti quattro ragazzini e ne segue la crescita.
Sguardi a volte balordi, altre illuminati sui cambiamenti che hanno segnato la nostra storia e determinato il nostro e il loro presente.

I perimetri delle illusioni

I perimetri delle illusioni
7 Ottobre 2017

La scienza ha impiegato circa mezzo millennio per scoprire la più poetica delle verità: il tempo non esiste. Possiamo vivere ciascun singolo istante come se fosse eterno. Inconsapevoli dei confini della dimensione spazio-temporale che ci avvolge, viviamo storditi da un incessante e vacuo inseguimento delle illusioni.
C’è però una condizione alternativa, una forma d’innalzamento statico dal dominio di un tempo ingannevole. E forse è proprio ciò che resta della poesia, intesa come capacità di fermarsi, assaporare il sensibile tepore dell’ascolto reciproco, spingersi nella ricerca di una parola libera dalla schiavitù del significato.

Una vita da molosso

Una vita da molosso
7 Ottobre 2017

“Donne e bambini fuori’’ … che gli incontri di calcio per noi Nocerini non sono semplici partite di pallone l’ho capito prima ancora di cominciare ad andare a scuola. Non avevo ancora compiuto sei anni e quando la Nocerina pareggiò il vantaggio del Catania nello spareggio per la Serie B, giocato a Catanzaro, nel giugno del Millenovecentosettantotto, i carabinieri si presentarono nel punto della tribuna dove coabitavamo con siciliani e calabresi per far uscire le donne e i bambini, perché non sapevano come garantirci l’incolumità, visto che su di noi pioveva di tutto e intorno, tra coltellate e qualche pistola sventolata come una bandiera, scoppiavano risse di continuo. Così, mentre la Nocerina tornava in Serie B, noi aspettammo papà appoggiati alla nostra macchina parcheggiata in mezzo a quelle di persone che parlavano un dialetto diverso dal nostro, per coprirne la targa, come aveva fatto una sconosciuta signora di Catanzaro che sbucò dal nulla con una sedia e venne a piazzarsi davanti la targa dell’altra nostra auto per mettersi a lavorare all’uncinetto, come se niente fosse. A pranzo non era andata meglio: mangiammo in una trattoria al centro della città con le saracinesche abbassate e, mentre eravamo seduti a tavola, in un locale dove c’erano solo famiglie Nocerine, qualcuno all’esterno passò tutto il tempo a bussare alla serranda, almeno era quello che pensavo io. Quando uscimmo, la nostra comitiva eravamo in tutto due famiglie, quattro adulti e cinque bambini, dovemmo camminare facendo attenzione a dove mettevamo i piedi per la marea di pietre di tutte le dimensioni che facevano da tappeto; sembrava di essere su di una spiaggia del litorale calabrese piena di sassi. In realtà, era solo passato uno dei tanti cortei formati da centinaia di catanesi a caccia di Nocerini prima della partita. Trascorsi nemmeno due mesi e ho capito che la Nocerina è una fede.

Di rosso e di blu

Di rosso e di blu
7 Ottobre 2017

Questo libro è un diario, un vero e proprio zibaldone ritmato da un linguaggio carico di sentimenti. Il flusso di ricordi attualizzati testimonia un tentativo di resistere alla liquidità della vita in perenne scorrimento. Narra le vicende degli Ultras del Cosenza provenienti da Amantea, uno dei più grossi e affascinanti centri della costa tirrenica. Così la stupenda località balneare, grazie anche ai prodigi che solo nel mondo del tifo organizzato possono avvenire, da periferia diviene centro, punto di riferimento morale e culturale di un vasto movimento spontaneo che negli ultimi tre decenni ha fatto parlare di sé, sollevando ondate di panico ma anche seminando linguaggi, conflitti, stili di vita, atti di concreto impegno nel sociale. La Amantea dipinta da Fabio, fa parte a pieno titolo di questa storia. Ed è sufficiente inoltrarsi nelle sue strade, risalirle verso il centro storico dalla vista mozzafiato, per capire quanto aderente alla realtà sociale di questo luogo è la descrizione fornitaci dal professore-ultrà Besaldo. È un quadretto fumettistico, il suo, in cui trovano spazio le gag di Rubino, la sacra ospitalità di ragazzi provenienti da situazioni ambientali differenti, l’ironia di personaggi
pittoreschi, poeti di strada, migranti calabresi in costante andirivieni dal nord del Paese e dal restante continente. C’è davvero spazio per tutte le manifestazioni dell’umano ad Amantea, a voler confermare la vocazione ai flussi commerciali, turistici e marittimi che ha sempre posseduto.

Scritti ultrà

Scritti ultrà
7 Ottobre 2017

Il volume raccoglie una selezione di racconti, saggi e articoli sul mondo degli ultrà, pubblicati negli ultimi venti anni da prestigiose testate come “Linus”, “Loop”, “CARTA”, “il manifesto” e “Nuova rivista letteraria”. L’introduzione è del direttore di Sport People, Matteo Falcone, la postfazione del ricercatore e poeta Domenico Bilotti. Attraverso il fenomeno del tifo negli stadi, l’autore ricostruisce un po’ anche la storia sociale di questo Paese.

“Quando, intorno alla metà degli anni Novanta, sugli ultrà iniziarono a piovere manganellate, lacrimogeni e proiettili, io e pochi altri decidemmo che bisognava resistere. Da quel conflitto uscimmo barcollanti, ma a testa alta. Molti dei miei più cari fratelli di quel tempo oggi sono in carcere o sotto terra. Amici, compagne, fratelli e sorelle mi consigliarono di continuare quella lotta impugnando la penna. Non ho mai smesso di farlo. Questo libro raccoglie una selezione degli articoli e dei brevi racconti scritti in questi vent’anni. Oggi guardo indietro e non riesco a correggere una virgola di quanto ho scritto e fatto. Continuo a vivere la mia giornata con quell’approccio fazioso: sempre dalla parte di qualcosa o qualcuno, contro qualcos’altro o qualcun altro. Purché sia sul versante opposto della barricata, rimango alla ricerca di un nemico più forte da sfidare. E nonostante oggi mi consideri un ultrà “in sonno”, non è detto che un giorno non debba risvegliarmi”.

Underground. Sociologia della contestazione giovanile

Underground. Sociologia della contestazione giovanile
7 Ottobre 2017

Pubblicato per la prima volta in lingua italiana nel 1971, Underground. Sociologia della contestazione giovanile, ha fornito le basi teoriche per la comprensione della semiotica della contestazione giovanile e equipaggiando lo scienziato sociale di innovative lenti interpretative circo lo studio delle tendenze politico-ideologiche che hanno interagito dentro e contro la cultura occidentale del secolo scorso. A quarant’anni dalla sua pubblicazione Underground non ha smesso di dialogare con il presente: Walter Hollstein ha illustrato quanto «l’idea di una razionalità storica totale e una specificità, se non proprio di classe quantomeno di percezione psicologica, hanno favorito un processo di auto-identificazione dei gruppi giovanili e di autonomia del soggetto in uno spazio collettivo, nell’underground metropolitano, nei centri accademici, presentando davanti agli occhi degli osservatori una popolazione fluttuante, un contesto magmatico in cui il territorio giovanile appare, nei flussi comunicativi e nella miriade di forme aggregative e solidali, apparentemente distinto e correlato, capace di causare un indebolimento dei meccanismi di riproduzione sociale, una scollatura dei rapporti inter-generazionali e il depauperamento dei criteri che regolano l’organizzazione della polis. In prevalenza goliardico-controculturale e studentesco, nel movimento degli anni Sessanta è dunque prevalsa la ricerca di una identità giovanile, una identità possibile di movimento perché sradicata da ogni tipo di rapporto di appartenenza, una, perché no, risposta all’atomizzato e anonimizzato ruolo che le spinte della modernizzazione intendevano riservare al nuovo soggetto sociale».

Marlane: la fabbrica dei veleni

Marlane: la fabbrica dei veleni
7 Ottobre 2017

Scritto da Francesco Cirillo e Luigi Pacchiano
Caro Francesco, il tuo libro sulla Marlane, la fabbrica dei veleni, è una denunzia forte che ferisce comunque, anche chi ha perso la capacità di indignarsi e geme sotto il peso di tante sconfitte. La verità ormai è storicizzata: il sistema capitalistico, specie nella fase della sua agonia, accumula profitti con il genocidio.
Enzo Logiudice, avvocato

Io sono un morto che cammina in mezzo a voi.
Vittorio Cicero, operaio Marlane

La banda dello zoppo

La banda dello zoppo
7 Ottobre 2017

Scritto da Angelo Pagliaro, Marco Capecchi e Fabrizio Poggi
La generazione dei fratelli Scarselli, nata tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento, è appartenuta alla generazione corta: senza, però, alcun vantaggio. È la generazione che non si piegò al Fascismo allo stato aurorale.
I fratelli Scarselli e i loro compagni non furono rivoluzionari, piuttosto, furono uomini in rivolta. Privi di previsione avvertivano che la rivoluzione chiedeva prudenza, realismo, predisposizione alla razionalità e al compromesso, che la si fa per costruire un nuovo ordine e con esso probabilmente nuovi e imprevedibili soprusi. La loro, invece, fu una ribellione per non venir meno a uno sconfinato desiderio di giustizia. Furono uomini contro che non temerono di mettersi dalla parte del torto pur avendo ragione […]

Filo rosso diario di un’autogestione

Filo rosso diario di un’autogestione
7 Ottobre 2017

“Abbiamo bussato e siamo entrati, in quello spazio desolato e semiabbandonato del Polifunzionle, c’erano due impiegati, computer accatastati, un’emeroteca. I cubi erano ancora in costruzione, ma molti dipartimenti si erano già trasferiti. Quello spazio così bello, con le vetrate che dominano l’Orto botanico, era un deposito. Noi lo immaginavamo diverso, un po’ come oggi (il Dam), un luogo di incontro e socialità, di studio e di autoformazione, di informazione indipendente e di produzione culturale per la comunità universitaria e il territorio. Quella idea l’abbiamo praticata da subito, con curiosità e voglia di sperimentare.
Loro ci hanno osservati, ci hanno studiati, ci hanno provocati, ci hanno ingannati, ci hanno demoliti, ci hanno denunciati. Noi siamo ancora qui, siamo diversi, ma siamo reali, e quell’idea di uno spazio autogestito dentro l’Università della Calabria è realtà, grazie agli studenti di allora e ai laureati di oggi, ai laureati di allora e agli studenti di oggi. La forza del Filo Rosso sta in questo continuo esercizio del racconto e della memoria, della critica e della maturazione, della resistenza e del balzo in avanti”.

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