In Toscana lo squadrismo fascista si affaccia alla ribalta politica nel gennaio 1921. Il 27 febbraio di quel triste anno giunge a Certaldo (FI) la notizia dell’assassinio, da parte di elementi della squadraccia nera la “Disperata” di Firenze, di Spartaco Lavagnini, sindacalista comunista. Il giorno dopo, nella piazza di Certaldo, mentre si svolge la “Festa della fiera”, nel corso di una banale lite tra due fidanzati scoppia una vera e propria rissa, nella quale vengono coinvolti, tra gli altri, alcuni carabinieri e due dei fratelli Scarselli. In serata, all’ingresso del paesino, vengono erette delle barricate e durante gli scontri con i carabinieri si contano morti e feriti. Dopo i “Fatti della Fiera” di Certaldo e le violenze generalizzate in tutta Italia, gli Scarselli non si fanno più illusioni. Il quotidiano anarchico «Umanità Nova», di fronte alle crescenti violenze fasciste, invita gli anarchici a reagire: “compite quello che è vostro dovere imprescindibile”si legge nel numero di martedì 4 gennaio 1921. Il cuore dei lavoratori è colmo di rabbia e di dolore per le bombe lanciate contro le sedi dei giornali socialisti e di opposizione. Con Errico Malatesta e Armando Borghi in carcere il gruppo libertario di Certaldo decide che è giunta l’ora della resistenza armata contro il fascismo e si dà alla macchia. Le gesta della “Banda dello zoppo”, come ormai vengono identificati i fratelli Scarselli, entrano nella storia e nella leggenda popolare. Ancora oggi sono ricordati. Le storie individuali di Eusebio Scarselli, di Maria Mancini e dei loro sei figli: Oscar, Ida, Tito, Egisto, Ines Leda, Ferruccio ricostruite dopo molti anni di ricerche svolte in Italia, Russia e Brasile, sono contenute nei profili di ogni membro di questa famiglia, tra le prime in Italia ad opporsi al fascismo con le armi.