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Nei falò, durante il periodo estivo non si faceva altro che imbracciare la
chitarra acustica (chi era capace di suonarla, Emilio il pigrone no) e…
suonare i Cure, altro che Battisti e Mogol. In quelle notti stellate, tra una
“Lullaby” e una “Seventeen Seconds”, non si faceva altro che osservare il
cielo, bere, fumare e sognare… sognare di poter vedere un giorno dal vivo
quel Robert Smith truccato con fondotinta, eyeliner e rossetto, e con
quei capelli sparati in aria che a momenti toccavano proprio il cielo, e che
da un certo punto di vista, intimoriva anche per il suo aspetto inquietante;
un sogno che da lì a breve si sarebbe realizzato e con molta facilità,
senza “se” e senza “ma”.